Perché i ragazzi si tagliano? Il cutting e la Psicologia

Perché i ragazzi si tagliano?

Iniziamo da una premessa fondamentale. Se stai leggendo questo articolo o sei un genitore preoccupato o sei un ragazzo che fatica a vivere le proprie emozioni. In ogni caso penso che il tuo bisogno principale sia capire se si tratta di qualcosa di grave, e capire quanto il tagliarsi abbia a che fare con condotte autolesive di tipo suicidario. Quindi chiariamo sin da subito cosa non è il Cutting.

Il tagliarsi non c’entra col suicidio

Non solo. Il tagliarsi è un fenomeno che riguarda soprattutto adolescenti e giovani adulti. Ma gli adolescenti non amano essere chiamati adolescenti. Fatto sta che nell’età compresa tra i 15 e i 25 anni si intuisce che si dispone di un corpo e che lo si può anche maltrattare o eliminare. Insomma il pensare a modi di morire fa parte dell’adolescenza e tutti i ragazzi hanno fugaci momenti in cui hanno pensieri, normali, ma che potrebbero impaurirli. Altrettanta paura potrebbero avere i genitori. Ma il tagliarsi non è necessariamente legato a questo.

Tagliarsi non ha a che fare necessariamente con traumi o abusi

Molti siti tendono a fornire delle risposte decisamente allarmanti. Abusi, traumi, maltrattamenti potrebbero condurre a fenomeni di Cutting, ma il tagliarsi esiste come fenomeno collettivo a prescindere da traumi. Troppo facilmente l’equazione trauma uguale cutting viene venduta in rete, ma il più delle volte si tratta di una difficoltà di comunicazione emotiva. Quindi, se sei un genitore, non terrorizzarti cercando di capire chi abbia fatto male a tuo figlio e, se sei un ragazzo o una ragazza che si taglia non disperarti a cercare nella memoria traumi di qualsiasi tipo. Nel caso vi fossero ci sarebbero elementi in più.

Quale funzione ha il cutting?

Ogni epoca è transitata da una popolazione di adolescenti. E ogni epoca inventa e conosce modi diversi di comunicare e gestire l’universo emotivo. Le modalità possono essere di tipo eterolesivo, ossia improntate a ledere gli altri (Bullismo o massi dai cavalcavia ne sono un esempio). Oppure autolesivo (drogarsi o tagliarsi). Quindi il cutting è uno dei modi con cui si svolge questa funzione comunicativa e regolativa. Per quanto distante possa apparire il rito tribale del tagliarsi, è in verità affine a quello del tatuaggio e del piercing. Comunica uno stato psichico e uno status sociale identitario. Quindi le forme più comuni di autolesionismo rientrano in quei “riti iniziatici” che spesso sanciscono il passaggio da una fase di vita all’altra. In particolare il passaggio dall’adolescenza alla prima età adulta è sempre stato ritualizzato in forme lesive e autolesive. Ogni taglio diventa, dunque, acquisizione di uno stato identitario più adulto.

Tagli su braccia e gambe

Tagliarsi braccia o gambe è semplicemente una incapacità, in genere momentanea, di fare ingresso nell’età adulta. Svapora autonomamente nella maggior parte dei casi. A volte, invece, ci si cristallizza su quel confine. Un adolescente può rimanere abbacinato dall’impresa che deve compiere: “diventare grande”. Su quel confine è costretto a incontrare tutte le culture, tutti i possibili lavori da fare, tutte i partner o le partner che si avranno, i figli, le malattie e le emozioni che si vivranno. Questa visione di insieme fa molta paura. Può anche portare al panico che è la manifestazione più diffusa oggi. I riti di passaggio avevano proprio la funzione di ridurre l’impatto della paura e delle fantasie legate alla paura. Ma oggi questi riti si sono persi e il “cutting” sembra essere, in qualche modo, un tentativo di ripristinarli come un fai da te, per ridurre l’impatto delle emozioni.

Cutting in numeri

Molte indagini sono state svolte su questo fenomeno e la diffusione di questa pratica. Non vi fidate dei primi numeri che incontrate, in genere la rete deve allarmare perché questo genera più contatti e più mercato. Ma dopo una breve ricerca scoprirete come in Italia:

  • Tra i 200 mila e i 250 mila giovani praticano il cutting
  • Che si tratta in prevalenza di donne
  • di età compresa tra i 13 e i 17 anni
  • che il fenomeno è nella stragrande maggioranza dei casi temporaneo e va in remissione spontanea
  • Che in circa tre casi su 10 si cronicizza
  • Che l’avvento dei social ha amplificato il fenomeno del 30%

 Perché mio figlio si taglia

Un ragazzo che si taglia, se interpellato, riesce ad esprimere con chiarezza disarmante quanto abbiamo appena detto. Quando le emozioni sono troppo intense per essere digerite e vissute un taglio, leggero e ripetuto riporta l’attenzione sul corpo. L’anima si alleggerisce perché ci si distrae dalle emozioni destinando attenzione al corpo. Poi il sangue e le ferite da medicare danno un bel da fare e quel “da fare” permette di prolungare la distrazione dalle emozioni. Inoltre quei tagli potrebbero anche essere un biglietto da visita con i compagni. Ma a volte non si riesce a smettere di farlo. Perché a volte non ci sono le condizioni per imparare a stare con le emozioni e, poi, affacciarsi all’età adulta. Altre volte ci si taglia per non tagliare l’altro. Dunque, oltre alle difficoltà emotive, si aggiungono quelle comunicative.

Cutting e tagliarsi: Cosa fare e cosa non fare

Mai dire “Non si fa!” Sicuramente si avrà la tentazione di farlo, ma chiunque si taglia questo già lo sa e una parte di lui, o di lei, se ne vergogna. Se si potesse non fare si sarebbe non fatto direi. Piuttosto fare domande, avviare un dialogo e a verbalizzare le sensazioni. Domande semplici come “Ma non ti fa male?” Nella loro ovvietà riporteranno il dialogo sul corpo senza invadere subito l’ambiente emotivo.

  • Mai chiedere in modo diretto le emozioni. Se si fosse in grado di parlarne non ci si sarebbe tagliati. Piuttosto condividere le proprie. Piuttosto favorire un ambiente familiare emotivamente fluido e non forzato.
  • Non stigmatizzare macchie, segni o vestiti rovinati. Non ha particolare utilità
  • Favorire una comunicazione felice.
  • Non correre subito dallo psicologo o dallo psichiatra. Piuttosto cercare di valutare l’entità, la frequenza e la qualità della vita. Una psicoterapia, un consulto psichiatrico sono utili e necessari ma potrebbero condurre a quella cronicizzazione. Piuttosto un genitore attento può verificare:
  1. Frequenza ed entità dei tagli
  2. Qualità dell’andamento scolastico
  3. Qualità della Vita di relazione
  4. Tendenza al ritiro sociale

Quando rivolgersi a uno psicologo

Nel caso in cui la qualità della vita sia sensibilmente ridotta, allora il tagliarsi è solo uno dei sintomi. Questo potrebbe significare la presenza di altri disturbi di personalità o di altre sofferenze di natura psicologica. In questo caso lo Psicologo-Psicoterapeuta potrebbe essere d’aiuto a fare questa valutazione e sarà sempre lo psicologo a valutare la necessità di un consulto psichiatrico. Mai iniziare dai farmaci senza aver esplorato l’intervento psicologico.

Clicca qui se vuoi leggere “Come smettere di assumere Psicofarmaci

Anche nei casi in cui non vi siano altre sofferenze ma i membri della famiglia non sono, per vari motivi, in grado di promuovere un dialogo nelle modalità indicate sopra, oppure nei casi in cui genitori o familiari siano troppo impauriti, l’intervento di uno psicoterapeuta può assolvere al compito di favorire un dialogo emotivamente denso e nutriente. Il tutto contenendo le paure familiari.

Lo psicologo è inoltre utile tutte le volte che il tagliarsi sia associato a abuso di sostanze (alcol o droghe), condotte antisociali, disturbi borderline. Non si deve fare l’errore di pensare che il tagliarsi sia sintomo di patologie come queste a meno che non vi siano altre evidenze. Così come un raffreddore accompagna una Broncopolmonite ma non è una broncopolmonite.

La psicoterapia nel caso del cutting sarà sostanzialmente una alfabetizzazione alle sensazioni e alle emozioni nell’ottica di promuovere il passaggio all’età adulta. Per fare ciò la psicoterapia provvederà, inoltre, a un bilancio di competenze e risorse per meglio orientare il percorso di svincolo dal “solco” familiare. Il tutto stimolando una competenza comunicativa in modo continuativo.

Ma cosa prova chi si taglia?

Siamo tutti chiamati a capire cosa si prova e perché. Allora facciamo un esempio per capire e, non me ne vogliate, ma dobbiamo farne uno che colpisca. Pensiamo a un genitore e pensiamo, ahinoi, a un genitore che ha un brutto incidente d’auto con suo figlio a bordo a seguito del quale lui, il genitore, riportasse ferite molto dolorose che prevedono una lunga degenza. Ma al tempo stesso il figlio perdesse la vita. Durante il ricovero quel genitore vivrebbe la sofferenza delle ferite e del lutto. Quelle ferite occuperanno molta della sua attenzione. Poi, una volta guarito, quel genitore rimarrebbe con l’angoscia, urlante, del lutto, e potrebbe giungere a sperare di sentire ancora il dolore di quelle ferite. Il cutting svolge questa funzione di regolazione emotiva.

Il tagliarsi in conclusione: un ponte verso l’età adulta

Il padre taglia il cordone ombelicale, Abramo deve sacrificare il figlio con un coltello, le Parche tagliavano il filo della vita, tagliarsi i capelli. Insomma diamoci un taglio o tagliamo la testa al toro. Questo è ciò che il cutting indica. Nel sintomo vi è la cura. Il voltare pagina, il procedere nelle proprie metamorfosi. Ritualmente passare da una fase della vita a un’altra. La lista delle fiabe e dei miti su questo tema è pressoché infinita. E i rituali si sono trasformati nel tempo ma hanno continuato a scandire questi passaggi e queste metamorfosi. Oggi abbiamo conquistato una certa libertà rispetto a questi riti.

Ma la libertà non è mai gratis e le nuove generazioni sono orfane di questi strumenti collettivi. Per questo ogni nuova generazione ripristina quei riti antropologicamente fondamentali. Il cutting diventa un problema solo e nella misura in cui si confonde il rito con lo scopo del rito. Tagliarsi viene usato come strumento per raggiungere uno scopo, ossia il divenire adulto. Ma il divenire adulto non significa tagliarsi. La psicoterapia è utile nei casi si sia creata questa confusione ed è utile anche per comprendere che il proprio scopo può essere raggiunto anche senza il cutting. Le parti del corpo che saranno segnate indicheranno simbolicamente l’azione psichica e concreta da promuovere.

Clicca qui se vuoi approfondire “CUTTING, QUANDO TAGLIARSI DA SOLLIEVO. IL SINTOMO E LA PSICOLOGIA ARCHETIPICA

Clicca qui se vuoi leggere “A cosa serve lo psicologo”

Dott. Luca Urbano Blasetti

Psicologo Psicoterapeuta

Email

luca.urbanoblasetti@gmail.com

Telefono

Mobile: 329 100 58 24